L’artrosi della caviglia: cos'è e come funziona l'intervento
Metodo SmartHallux®
Smarthallux ti spiega
Tutto quello che devi sapere
sull'artrosi della caviglia
Cosa si intende per artrosi della caviglia?
L’artrosi della caviglia o più precisamente artrosi tibio-astragalica o tibio-tarsica è una degenerazione della cartilagine articolare e, nelle fasi più avanzate, dei tessuti molli intorno all’articolazione e dell’osso presente sotto la cartilagine articolare.
Nell’anca e nel ginocchio, l’artrosi rappresenta una frequente evoluzione dello stato dell’articolazione, una sorta di invecchiamento, spesso senza nessuna causa apparente (artrosi primitiva). L’artrosi di piede e caviglia primitiva, invece, è molto rara.
Si tratta infatti di una patologia che insorge di solito dopo un trauma grave (fratture malleolari, astragaliche o del pilone tibiale), o in seguito a microtraumi ripetuti. Altre cause comuni sono l’artrite della caviglia ( di solito artrite reumatoide) e l’emofilia.
Infatti, la caviglia, al contrario del ginocchio e dell’anca, è un’articolazione congruente, in cui ogni superficie articolare corrisponde esattamente all’altra, proprio come in un puzzle.
Questo spiega la bassissima incidenza di artrosi primitiva (legata all’età) e l’alta incidenza di artrosi post-traumatica, in quanto pochi millimetri di errato allineamento in seguito ad un trauma possono produrre gravi sbilanciamenti all’interno dell’articolazione che può andare incontro a degenerazione
Essendo una patologia fondamentalmente post-traumatica, coinvolge di solito individui nelle fasi giovanili della propria età, tipicamente tra i 30 e i 50 anni.
Artrosi della caviglia: sintomi
I pazienti affetti da artrosi di caviglia lamentano rigidità, gonfiore, difficoltà a camminare a lungo, difficoltà ad alzarsi da una posizione seduta o a muoversi di prima mattina. Potrebbero manifestarsi anche difficoltà a camminare su gradini, rampe o superfici irregolari.
In alcuni casi, l’artrosi di caviglia può essere così grave da rendere difficile la deambulazione.
Se soffri di artrosi di caviglia e i trattamenti non chirurgici non hanno alleviato i tuoi sintomi, l’intervento chirurgico potrebbe essere un’opzione da prendere in considerazione.
Artrosi della caviglia: qual è il rimedio?
Negli anni passati, il trattamento più affidabile era rappresentato dall’artrodesi, cioè dalla fusione della tibia e dell’astragalo in una corretta posizione per eliminare il dolore. Questo tipo di soluzione tuttavia non è scevra da complicanze e può comportare una limitazione della deambulazione, particolarmente rilevante in soggetti giovani.
Con l’evoluzione dei materiali e soprattutto dei design protesici e delle conoscenze della biomeccanica del piede e della caviglia, i risultati clinici delle protesi di caviglia sono notevolmente migliorati.
Allo stato attuale, in caso di artrosi di caviglia esistono fondamentalmente 4 soluzioni.
La prima è rappresentata dalle tecniche di ricostruzione della cartilagine articolare. In caso di “lesione osteocondrale” dell’astragalo o della tibia è possibile infatti ricostruire il difetto articolare grazie ad una speciale membrana con tecnica artroscopica.
In caso di artrosi iniziale dell’articolazione della caviglia, invece, è possibile correggere l’asse dell’articolazione per rallentare o addirittura invertire il processo di degenerazione.
Infatti, in caso di una caviglia che presenti una importante asimmetria in un paziente giovane (al di sotto dei 60 anni), l’intervento di osteotomia sovramalleolare o intrarticolare consentirà di ripristinare la normale anatomia e funzionalità dell’articolazione.
Nel caso di artrosi in fase avanzata, invece, la soluzione ideale è rappresentata dalla protesi di caviglia. L’artrodesi di caviglia è riservata ai casi in cui la protesi sia controindicata, come ad esempio in alcune malattie neurologiche, in caso di necrosi astragalica che coinvolge più del 50% dell’astragalo ed in caso di deformità gravissime.
La protesi alla caviglia
La protesi di caviglia che utilizziamo noi di SmartHallux è un vero o proprio resurfacing. In pratica si tratta di una protesi anatomica, che riproduce fedelmente l’anatomia e la biomeccanica originaria dell’articolazione tibio-tarsica, riducendo notevolmente la quantità di osso e cartilagine asportate rispetto alle protesi del passato e garantendo un tasso di sopravvivenza nettamente più alto.
Come detto in precedenza, il paziente che soffre di artrosi di caviglia è solitamente un paziente giovane che ha subito in passato un trauma grave alla caviglia o microtraumi ripetuti. Ciò non significa che tutti i pazienti che hanno avuto una frattura dovranno in futuro ricevere una protesi di caviglia. Solo nel caso in cui l’artrosi limiti notevolmente le attività quotidiane si valuterà una soluzione chirurgica.
La diagnosi dell'artrosi della caviglia
Lo step fondamentale per un paziente che soffre di artrosi di caviglia è rappresentato dalla visita chirurgica. Spesso allo specialista di chirurgia del piede e della caviglia bastano pochi passi per effettuare la diagnosi.
L’anamnesi, cioè la raccolta della storia clinica del paziente, risulta fondamentale. Insieme discuteremo della tua salute generale e della tua storia medica e chiederà informazioni su eventuali farmaci che potresti assumere.
Esaminerò il tuo piede e la tua caviglia individuando la sede del dolore e la presenza di versamenti, gonfiore, e farò domande per capire di più sui tuoi sintomi. Queste domande possono includere:
Quando è iniziato il dolore?
Dov’è esattamente il dolore?
Si verifica in un piede o in entrambi i piedi?
Quando si manifesta il dolore?
È continuo o va e viene?
Il dolore peggiora al mattino o alla sera?
Peggiora quando si cammina o si corre?
Risulta fondamentale inoltre l’anamnesi lavorativa del paziente ed i suoi obiettivi. Infatti l’obiettivo della protesi di caviglia non è quello di regalare al paziente una caviglia nuova, bensì quello di eliminare il dolore e “migliorare” la mobilità della caviglia, che tuttavia non sarà quasi mai comparabile ad una caviglia “sana”.
Per pianificare l’intervento o il trattamento conservativo risulta di fondamentale importanza eseguire una radiografia del piede in carico.
Si tratta di un esame eseguito con il paziente in ortostatismo (cioè in piedi).È davvero fondamentale che l’esame radiografico sia eseguito in carico per valutare l’asse di carico dell’articolazione e per standardizzare l’esame.
Risonanza magnetica (RM) e tomografia computerizzata (TC) sono indagini di secondo livello, utili in determinate situazioni ma che spesso forniscono al chirurgo meno informazioni rispetto alla radiografia, in quanto eseguite in clinostatismo (sdraiati), e che vengono eventualmente richieste in base alle necessità per valutare lo stato della cartilagine e dei tessuti molli (tendini e legamenti).
Artrosi della caviglia: approcci conservativi
L’artrosi di caviglia asintomatica generalmente non si cura; questo principio vale sia per le terapie conservative che chirurgiche.
Non esiste una prevenzione per l’artrosi di caviglia.
Il plantare aiuta il paziente sintomatico a trovare un compenso, ma non è in grado di garantire una correzione.
Agisce in pratica come un “tutore”, posizionato all’interno della scarpa per aiutare i tendini sofferenti a lavorare in maniera più fisiologica.
Nel paziente non candidabile alla chirurgia, o che rifiuti l’intervento chirurgico, l’uso dei plantari, associato a terapie fisiche (TecarTerapia, InterX) e antinfiammatori, possono risultare efficaci nel controllare la sintomatologia.
L’intervento chirurgico: Artrosi della caviglia
Prima di sottoporsi a un intervento chirurgico per l’artrosi di caviglia, è importante discutere con il Dr. Luigi Manzi di tutti i fattori da considerare, tra
cui:
• La tua storia clinica
• Il tuo stato di salute generale
• I tuoi obiettivi e le tue aspettative per l’intervento
• I rischi e i benefici dell’intervento
Come già spiegato in precedenza, esistono diversi tipi di intervento per l’ARTROSI DI CAVIGLIA
Il compito del chirurgo è quello di individuare il trattamento specifico in base alla sintomatologia, alla presenza di una deformità, all’età ed alle aspettative del paziente.
Nei casi in cui altre articolazioni oltre la tibiotarsica siano degenerate, il chirurgo programmerà una o più procedure (osteotomie, transfer tendinei, allungamento del tendine d’Achille), con lo scopo di ottenere un buon movimento ed un piede che appoggi in una maniera corretta. Solo nei casi più gravi potrebbe essere necessario effettuare delle artrodesi, cioè la fusione di specifiche articolazioni, con lo scopo di ottenere un piede in asse, su cui il paziente può camminare senza dolore, con il sacrificio di una parte del movimento del piede (non della caviglia).
Recupero post operatorio
Il decorso post-operatorio prevede uno stivaletto gessato realizzato in vetroresina, da indossare generalmente per 4 settimane, sul quale il paziente non appoggia il peso del corpo.
Il paziente resta ricoverato in ospedale generalmente per una o due notti.
Dopo circa 30 giorni dall’intervento viene rimosso lo stivaletto gessato, ed il paziente può tornare ad appoggiare il peso del corpo senza gesso o ausili.
Fondamentale è spiegare al paziente le possibili complicanze.
La complicanza più frequente (0,2% circa) è rappresentata dall’infezione, valore che tende ad aumentare nei pazienti diabetici, obesi e fumatori e con l’avanzare dell’età. Per ridurre il rischio di infezione è di fondamentale importanza che l’intervento duri meno di 2 ore, che le sale operatorie presentino alcune caratteristiche quali i flussi laminari, una bassa temperatura in sala operatoria.
La somministrazione di antibiotici appropriati aiuta a ridurre il rischio infettivo. In caso sopraggiunga l’infezione, spesso una corretta gestione della ferita con medicazioni avanzate e l’uso di antibiotici per via orale sono sufficienti ad eradicare il problema. Solo raramente si giunge ad una nuova soluzione chirurgica che spesso prevede soltanto l’asportazione di mezzi di sintesi (placche e viti, non della protesi), il lavaggio del sito chirurgico ed eventualmente il posizionamento di dispositivi riassorbibili che rilasciano localmente antibiotici per lunghi periodi.
Spesso i pazienti si domandano quale sia la durata di una protesi. Ad oggi non abbiamo una risposta certa, in quanto questo tipo di protesi si impiantano in Italia da non più di 7 anni. Tuttavia i vecchi design protesici presentano una sopravvivenza a dieci anni di più del 92%. Verosimilmente, le protesi utilizzate negli ultimi anni dovrebbero avere una sopravvivenza ancora maggiore.
L'obbiettivo di SmartHallux
L’obiettivo di SmartHallux è quello di rivoluzionare la cura dell’artrosi di caviglia e di tutte le patologie più comuni del piede e della caviglia. Per raggiungere questo traguardo adottiamo le migliori tecniche chirurgiche, presidi ortopedici, strumentari e materiali presenti sul mercato.
Per questo ci proponiamo come una sanità privata ad un costo accessibile e finanziabile. La sanità pubblica e convenzionata hanno purtroppo dei limiti di spesa che pongono limiti all’utilizzo di materiali, strumentari e strutture.
Con SmartHallux avrai accesso ai migliori trattamenti possibili, in strutture di eccellenza e senza dover aspettare i tempi della sanità pubblica.
Se hai molto dolore e non vuoi più aspettare, in pochi giorni potremo programmare ed eseguire il tuo intervento, in modo da iniziare il prima possibile il tuo percorso di recupero e tornare a vivere e camminare liberamente.
Un buon candidato per l’intervento chirurgico per l’artrosi di caviglia è una persona che ha dolore e limitazione del movimento che non è migliorata con i trattamenti non chirurgici.
Come per qualsiasi intervento chirurgico, ci sono alcuni rischi associati all’intervento chirurgico per l’artrosi di caviglia. Questi rischi includono infezione, sanguinamento e trombosi venosa profonda.
L'anestesia indolore
Le tecniche chirurgiche hanno subìto una importante evoluzione rispetto al passato, a partire dall’anestesia e dal controllo del dolore post-operatorio.
L’anestesia è una anestesia spinale, salvo controindicazioni. Si tratta di una tecnica anestesiologica molto sicura, con complicanze molto rare.
Noi di SmartHallux eseguiamo di solito anche una anestesia al poplite, dietro al ginocchio, che permette un controllo del dolore per 12-14 ore dopo l’intervento.
Con una guida ecografica i nostri anestesisti sono in grado di identificare i nervi e con una singola puntura dietro al ginocchio sono in grado di “addormentare” selettivamente le strutture nervose necessarie e sufficienti per eseguire l’intervento senza dolore, lasciando la mobilità delle gambe e il controllo della vescica al paziente.
La sedazione consente al paziente di non avvertire ansia e, spesso, di risvegliarsi direttamente alla fine dell’intervento chirurgico. Questo tipo di anestesia, inoltre, consente di prolungare l’anestesia fino a 24-48 ore, riducendo o addirittura annullando il dolore post-operatorio, senza alcun rischio o controindicazione
Il paziente viene dimesso generalmente dopo una o due notti, quando il dolore è ben controllato ed i farmaci ridotti al minimo necessario.
Il ritorno alle attività
Il ritorno alle attività quotidiane dipende da vari fattori, in particolare dall’età del paziente e dalla tipologia di intervento eseguito. Generalmente il gesso viene rimosso a 4 settimane, consentendo un carico pressoché totale già dal primo giorno dopo l’intervento.
Il paziente può tornare a guidare l’auto a 6 settimane dall’intervento.
Nel caso in cui vengano eseguite procedure accessorie come artrodesi, transfer tendinei o allungamento del tendine d’Achille, i tempi di recupero potrebbero essere lievemente maggiori.
Per tutti i pazienti la riabilitazione al passo in acqua, o idrokinesiterapia, può aiutare a recuperare un passo fisiologico più rapidamente.
Di fondamentale importanza sono i controlli post-operatori, per valutare il recupero ed introdurre nuovi esercizi o terapie fisiche per migliorare e velocizzare il recupero.
Come già accennato in precedenza, nonostante l’utilizzo della miglior protesi presente sul mercato e della corretta esecuzione dell’intervento, risulterà impossibile recuperare la propria funzione al 100%. Le attività sportive maggiormente consigliate ad un paziente con protesi di caviglia sono la bici, il nuoto, il tennis doppio, lo sci, lo yoga, il pilates, anche se alcuni pazienti tornano ad attività sportive molto più impegnative come ad esempio il Calisthenics.
Perché scegliere SmartHallux per l'intervento?
I nostri medici guidati dal Dr Manzi hanno una vasta esperienza nel trattamento dell’artrosi di caviglia con una percentuale di pazienti soddisfatti elevatissima.
I segreti dei nostri successi sono dovuti all’utilizzo delle migliori tecniche chirurgiche, anestesiologiche, all’utilizzo di materiali all’avanguardia e di altissima qualità.
I tempi di attesa per un intervento per l’artrosi di caviglia con il SSN possono essere molto lunghi, variando da regione a regione e da struttura a struttura. In alcuni casi, l’attesa può essere di diversi mesi o addirittura anni. SmartHallux offre la possibilità di accedere all’intervento in tempi più rapidi, evitando le lunghe liste d’attesa.
Cliniche certificate SmartHallux®
Le nostre sedi
Casa di Cura San Camillo - Via Mauro Macchi, 5, 20124 Milano MI
UPMC Salvator Mundi International Hospital V.le delle Mura Gianicolensi, 67, 00152 Roma RM
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Domande frequenti
Il costo dell’intervento chirurgico per l’artrosi di caviglia può variare a seconda del tipo di intervento eseguito.
In ogni caso offriamo prezzi decisamente meno elevati rispetto agli altri chirurghi che eseguono questo tipo di intervento.
Si consiglia di contattare il Dr. Luigi Manzi per un preventivo personalizzato.
Esistono diverse opzioni per prenotare una visita con il Dr. Manzi
Il Dr Manzi visita in studi medici che collaborano con SmartHallux situati a Roma, Milano e Napoli
È possibile anche prenotare una visita in telemedicina.