Curare l’Alluce Rigido: Come Curare il tuo Alluce

Cura il tuo alluce

Tra le varie e molteplici patologie che possono colpire piedi e caviglie, una delle più diffuse è l’alluce rigido, ecco come curare l’alluce rigido

Ma cos’è, da cosa è causato e come si può sconfiggere l’alluce rigido?

Questo post farà un focus su questa patologia, aiutando a capire come porre rimedio al problema.

Cos’è l’alluce rigido?

Curare l'alluce rigido

L’alluce rigido è un problema comune nella maggior parte dei pazienti con patologie ai piedi. Interessa l’articolazione alla base dell’alluce che causa la rigidità del piede e la conseguente difficoltà di movimento, nonché il prevedibile dolore.

I sintomi più comuni, utili anche a individuare la patologia, sono: gonfiore, difficoltà a camminare, dolore e rigidità della parte colpita (l’articolazione dell’alluce).

Come quasi tutte le patologie ai piedi, l’alluce rigido può essere causato non solo dalla predisposizione genetica o patologie pregresse, ma anche da traumi subiti durante il corso della vita.

Diagnosi dell’alluce rigido

Radiografia piede

Per risolvere il problema dell’alluce rigido il prima possibile, evitando il rischio che la situazione si possa aggravare, è sempre necessario diagnosticare la patologia in tempo.

Solo una diagnosi precoce può salvare la salute del piede e aiutare il paziente a migliorare la qualità della vita.

Ma come si diagnostica l’alluce rigido?

Si comincia con un esame obiettivo, dove innanzitutto il medico cerca di valutare lo stato della mobilità del piede, soprattutto nella parte dell’alluce, basandosi anche sul dolore e i sintomi riportati dal paziente.

Per approfondire il possibile danno e valutare come intervenire, spesso il medico richiede esami più approfonditi come le radiografie. Non solo queste servono a capire meglio la patologia, ma aiutano anche ad escludere eventuali altre patologie.

La diagnosi dell’alluce rigido è fondamentale per decidere ed attuare un piano d’azione, per far sì che la patologia possa essere sconfitta al meglio e il prima possibile.

Trattamento dell’alluce rigido

plantare piede

Una volta diagnosticato l’alluce rigido si dovrà decidere, quindi, come intervenire.

Esistono, come per quasi tutte le patologie al piede, due metodi d’azione: il trattamento conservativo e il trattamento chirurgico.

Trattamento Conservativo

Il trattamento conservativo non è unico, ma include diverse terapie che possono essere attuate

Queste terapie possono essere combinate tra loro o attuate singolarmente; la decisione spetta sempre al medico specialista che deciderà quale strada intraprendere per la guarigione del paziente. 

I trattamenti conservativi, come da definizione, servono a combattere il problema senza intervenire chirurgicamente. 

La terapia fisica e la fisioterapia vengono prescritte per migliorare la mobilità e le articolazioni; queste vengono spesso affiancate all’assunzione di farmaci antinfiammatori che servono a ridurre l’infiammazione e il dolore.

Infine, viene anche fortemente consigliato l’uso di calzature adeguate e ortesi, per poter accompagnare e supportare il movimento compromesso.

Trattamento chirurgico

L’intervento chirurgico è spesso l’unica alternativa laddove i trattamenti conservativi non sono stati in grado di risolvere la patologia.

Esistono procedure invasive e meno invasive. Si decide per quale procedura optare in base sia allo stato della patologia che a quello del paziente.

Tra le procedure invasive, ma anche molto efficaci, vale la pena citare le osteotomie, l’artrodesi e l’artroplastica. La prima consiste in un taglio nell’osso per riposizionarsi in una posizione corretta e ridargli il movimento. La seconda consiste nella fusione dell’articolazione compromessa (articolazione dell’alluce), mentre l’artroplastica prevede la sostituzione dell’articolazione stessa.

Come per ogni intervento chirurgico esistono vantaggi e svantaggi. 

Il più grande vantaggio dell’intervento è sicuramente la risoluzione del problema e la diminuzione, se non la totale scomparsa, del dolore. D’altro canto, però, non si può non parlare di svantaggi come i tempi di ripresa post-operatoria, più o meno lunghi, e dei rischi come infezioni o complicazioni varie.

Intervento chirurgico per l’alluce rigido

Chirurgia dottori

Vediamo adesso come si svolgono i vari tipi di interventi chirurgici e le loro differenze.

Ne abbiamo già citati alcuni:l’osteotomia, l’artrodesi e l’artroplastica. Scendiamo un po’ nel dettaglio.

Indicato per i casi più complicati, in cui l’articolazione è gravemente compromessa, l’artrodesi prevede la fusione permanente dell’articolazione. Una cosa fondamentale da sapere riguardo l’artrodesi è che, fondendo l’articolazione, il movimento dell’alluce verrà permanentemente bloccato. Questo può sembrare uno svantaggio, ma grazie a questa tecnica il dolore cronico provocato dalla patologia verrà nettamente ridotto, se non altrimenti annullato.

L’artroplastica, invece, prevede la sostituzione parziale o totale dell’articolazione dell’alluce. L’articolazione può essere sostituita da tessuti appartenenti al paziente o interamente artificiali, come protesi create apposta per questo tipo di intervento. Anche questo intervento è dedicato a quei pazienti la cui patologia ha raggiunto uno stadio troppo avanzato, che compromette gravemente la qualità della vita. Questa procedura, a differenza dell’artrodesi, però, ha come scopo il ripristino della mobilità dell’articolazione dell’alluce.

L’osteotomia, invece, prevede un taglio nell’osso che viene poi posizionato in maniera differente e stabilizzato con una o più viti per ridargli il giusto movimento modificando il centro di rotazione del primo metatarso. 

Recupero e riabilitazione post-operatoria

Recupero e riabilitazione

Dopo qualsiasi tipo di intervento sarà necessario seguire un periodo di recupero e di riabilitazione post-operatoria

È fondamentale stare a riposo nelle prime due settimane successive all’operazione, applicando anche ghiaccio sulla ferita per alleviare il gonfiore e l’arrossamento dovuti all’intervento.

Per riacquistare la mobilità sarà necessario fare fisioterapia e seguire alla lettera le indicazioni del medico. È fondamentale, infatti, non prendere iniziative personali e seguire sempre le indicazioni del medico per non incorrere in problemi e complicazioni.

In generale i tempi di recupero possono essere stimati da un minimo di 2 mesi a un massimo di 6. Ovviamente ogni caso è specifico e particolare, quindi i tempi di recupero possono essere sia inferiori che superiori a quelli indicati.

Complicazioni e rischi dell’intervento all’alluce rigido

Gonfiore-piede

Anche se l’intervento chirurgico è sempre consigliato per risolvere definitivamente la patologia e liberarsi del dolore, non si può negare il fatto che questo possa avere dei rischi e possa essere soggetto a complicazioni.

Quali sono le possibili complicazioni dell’intervento? 

Rischi e complicazioni possono essere:

  • dolore cronico persistente;
  • rigidità della parte interessata
  • danni ai nervi circostanti all’area;
  • formazione di coaguli di sangue e infezioni.

Queste complicazioni possono essere facilmente individuate perché molto spesso si palesano con sintomi come la febbre, gonfiore, arrossamento e dolore insopportabile.  

Sia per prevenire che per intervenire tempestivamente in caso di complicazioni, è fondamentale seguire le indicazioni fornite dal medico in fase post-operatoria

È bene, quindi, monitorare sempre le condizioni dell’alluce dopo l’intervento, così da scongiurare il crearsi di ulteriori danni.

Chi è il candidato ideale per l’intervento

deformità significativa

Come già accennato, si ricorre all’intervento chirurgico quando la patologia è ormai ad uno stadio tale che neanche i metodi conservativi danno sollievo al paziente.

I pazienti ideali per l’intervento, quindi, sono quelli che presentano una deformità ormai significativa e altamente debilitante

Non solo la patologia influenza la decisione di ricorrere alla chirurgia, ma lo è anche stato generale del paziente.

Si preferisce, infatti, un paziente giovane o di mezza età in salute, piuttosto che un paziente affetto anche da altre patologie. Un soggetto sano, infatti, corre meno rischi durante l’operazione ed è anche più probabile che riesca a superare la fase post-operatoria al meglio e con risultati migliori. 

È comunque sempre opportuno fare valutazione pre-operatoria approfondita, discutendo dettagliatamente dei rischi e di tutte le opzioni, affinché il candidato all’intervento risulti il più idoneo possibile.

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chirurghi

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