Osteocondrosi: una guida completa

Dolore alla gamba

L’osteocondrosi è una malattia che colpisce le ossa e le cartilagini delle articolazioni che può colpire diverse parti del corpo. 

Questa patologia è particolarmente dolorosa perché provoca la grave compromissione del tessuto osseo che si trova appena sotto la cartilagine dell’articolazione; questo ha come conseguenza il graduale deterioramento delle articolazioni colpite

I più colpiti da osteocondrosi sono bambini e adolescenti, proprio perché è più probabile che questa patologia si verifichi durante la fase di crescita; ciò non toglie che l’osteocondrosi può colpire anche gli adulti.

Le diverse tipologie di osteocondrosi

Dottori discutono

Dal momento che questa patologia può colpire diverse parti del corpo, per forza di cause, esistono diverse tipologie di osteocondrosi che si classificano, per l’appunto, in base alla parte del corpo interessata

  1. malattia di Legg-Calvé-Perthes: è forse la più grave tipologia di osteocondrosi e colpisce le anche; questa tipologia intacca significativamente la qualità della vita, perché compromette seriamente la mobilità della gambe.
  2. l’osteocondrosi dissecante: colpisce il tessuto osseo e la cartilagine delle articolazioni quali gomito, caviglia e ginocchio.
  3. malattia di Osgood-Schlatter: colpisce soprattutto gli adolescenti che praticano sport e interessa il ginocchio.
  4. malattia di Scheuermann (l’osteocondrosi della colonna vertebrale): interessa soprattutto le vertebre del torace ed è più probabile che colpisca i giovani durante la fase di crescita.

La cause dell’osteocondrosi

Non esiste una precisa e univoca causa dell’osteocondrosi.

Questa patologia è fondamentalmente causata da una temporanea interruzione dell’afflusso di sangue alla cartilagine e al tessuto osseo connesso ad esso che, inevitabilmente, finirà in necrosi.

La temporanea dell’afflusso di sangue può essere causata, però, da diversi fattori, ovvero:

  • predisposizione genetica: i fattori ereditari possono sempre concorrere a sviluppare qualsiasi tipo di patologia e, ovviamente, anche dell’osteocondrosi.
  • difetti nella crescita ossea: alle volte la crescita adolescenziale può avvenire in maniera troppo rapida e questo potrebbe compromettere il normale sviluppo delle articolazioni.
  • ripetuti microtraumi: sport impattanti e sovraccarichi stressanti, possono provocare costanti microtraumi alle articolazioni.

I fattori di rischio

Fattori di rischio

Oltre alle cause appena elencate, esistono anche diversi fattori di rischio che tendono a far aumentare le probabilità di essere colpiti dall’osteocondrosi.

Come già accennato, praticare sport impattanti o fare attività fisica troppo frequentemente concorre ad aumentare il rischio di sviluppare l’osteocondrosi; gli sport impattanti e praticati troppo frequentemente, infatti, prevedono la ripetizione sempre degli stessi movimenti che potrebbero provocare costanti microtraumi nelle articolazioni.

Non solo microtraumi, ma anche i traumi e le lesioni rientrano tra i fattori di rischio più comuni. Le lesioni gravi alle articolazioni, infatti, debilitano fortemente i tessuti e predispongono l’area allo sviluppo dell’osteocondrosi.

Infine, anche l’età è un fattore di rischio. Abbiamo già detto come l’osteocondrosi colpisca più frequentemente i bambini e gli adolescenti. Ciò accade proprio a causa della fase di crescita che è fondamentale quanto mai delicata e, di conseguenza, la probabilità che si presentino problemi di sviluppo è più alta rispetto a quella che presenta un individuo adulto.

I sintomi dell’osteocondrosi

Osteocondrosi

In base alla gravità e alla parte del corpo colpita dall’osteocondrosi, i suoi sintomi saranno diversi.

Ciò non toglie, però, che esistano alcuni sintomi comuni a tutte le tipologie di osteocondrosi, come:

  • rigidità dei movimenti: comporta un’importante limitazione della mobilità dell’articolazione colpita; la conseguenza è la fastidiosa difficoltà nello svolgere le normali attività quotidiane e la quasi impossibilità di compiere movimenti anche semplici.
  • debolezza: strettamente legata alla rigidità dell’articolazione; il non potersi muovere in maniera naturale, infatti, provoca una sensazione di debolezza muscolare che coinvolge tutta l’area circostante alla parte colpita;dolore articolare: spesso peggiora con l’attività fisica e migliora con il riposo.
  • gonfiore: circoscritta alla parte del corpo colpita; può presentarsi anche un gonfiore più importante quando la parte colpita è costantemente coinvolta nello svolgimento di attività ripetitive (come caviglie e ginocchia, fondamentali per la stabilità corporale e la camminata). 

La diagnosi dell’osteocondrosi

Raggi x piede

Per intervenire in tempo e scongiurare l’aggravarsi dell’osteocondrosi, è fondamentale rivolgersi a un medico e ottenere una diagnosi precoce e precisa.

Rivolgendosi a un medico, quindi, questi procederà a svolgere un esame diagnostico che prevede diversi step. 

Inizialmente si procede con un esame fisico di valutazione dei sintomi indicati dal paziente, quali il dolore al tatto e il gonfiore, nonché anche al controllo della mobilità o di eventuali irregolarità strutturali dell’articolazione.

Per ottenere una diagnosi il più precisa possibile, il medico di solito richiede degli esami specifici quali:

  • radiografie: per rilevare la riduzione dello spazio articolare ed eventuali alterazioni delle ossa;
  • tomografia computerizzata: o TC, per osservare precisamente la struttura ossea coinvolta;
  • risonanza magnetica: grazie alla quale è possibile ottenere le immagini dettagliate dei tessuti molli, nonché controllare lo stato delle ossa e della cartilagine.

La diagnosi differenziale: cos’è?

Per essere ancor più certi di ottenere una diagnosi precisa, è spesso prevista anche una diagnosi differenziale

Questo tipo di diagnosi ha lo scopo di escludere tutte le altre patologie che presentano una sintomatologia simile alla patologia presa in causa.

Soprattutto l’osteocondrosi, infatti, può essere spesso confusa con l’artrite, infezioni ossee o fratture da stress.

I trattamenti per l’osteocondrosi

Chirurgia dottori

In base all’età del soggetto colpito, alla parte del corpo colpita e alla gravità dell’osteocondrosi, si possono prendere in considerazione due diversi tipi di approcci terapeutici:

  1. trattamenti conservativi
  2. trattamenti chirurgici.

Si opta per i trattamenti conservativi quando l’osteocondrosi non è ancora particolarmente grave e debilitante ed è preferita dai pazienti che preferiscono un approccio terapeutico non troppo invasivo

I trattamenti conservativi comprendono pratiche quali: 

  • riposo e terapia del freddo (impacchi di ghiaccio);
  • riduzione dell’attività fisica impattante o eccessivamente frequente;
  • uso di fasciature e tutori (plantari ortopedici quando l’osteocondrosi colpisce le caviglie);
  • assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei;
  • fisioterapia mirata e controllata da uno specialista.

Quando i trattamenti conservativi, però, non ottengono i risultati sperati o l’osteocondrosi è ormai troppo grave, si prende in considerazione il ricorso alla chirurgia. I trattamenti chirurgici, infatti, per loro stessa definizione prevedono una risoluzione del problema tramite un intervento chirurgico.

I principali interventi chirurgici per la risoluzione dell’osteocondrosi sono:

  • osteotomia: prevede il riposizionamento dell’osso in modo tale da diminuire la pressione sull’articolazione colpita;
  • artroscopia: consiste nella rimozione dei frammenti ossei o dei tessuti danneggiati; questa è una delle tecniche più richieste dai pazienti perchè ritenuta poco invasiva;
  • protesi articolare: è una vera e propria sostituzione dell’articolazione colpita.

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