Senza il sostegno e la stabilità della caviglia, il corpo umano non potrebbe svolgere tutte le attività di mobilità ed equilibrio di cui ha bisogno l’uomo in questo articolo intitolato “I trattamenti delle patologie alla caviglia” vedremo le possibili soluzioni.
Dovendo, non solo collegare il piede alla gamba, ma sostenere anche gran parte del peso corporeo, la caviglia è spesso soggetta a patologie e problemi.
Tali patologie, che vanno dalle semplici infiammazioni alle ben più gravi rotture, concorrono a peggiorare la qualità della vita di chi ne viene colpito. Per questo, e per salvaguardare la salute della caviglia, è bene non sottovalutare i possibili sintomi che potrebbero indicarci la presenza di una patologia alla caviglia.
Ancor più importante è conoscere, valutare e scegliere i trattamenti alla caviglia che risultano essere i più indicati per il tipo di patologia da cui si viene colpiti.
Trattamenti non chirurgici: i trattamenti conservativi
Quando viene diagnosticata una patologia alla caviglia, se questa non risulta essere particolarmente grave, o ancora ad uno stadio controllabile, i medici di solito consigliano di optare per gli approcci non chirurgici.
Tali approcci, comunemente chiamati “trattamenti conservativi”, sono mirati a contenere e gestire al meglio i sintomi della patologia, il tutto senza ricorrere alla chirurgia.
Come anticipato, i trattamenti conservativi vengono consigliati quando la situazione non è particolarmente grave; si opta per questi trattamenti, quindi, quando la caviglia è stata colpita da distorsioni, lievi lesioni, infiammazioni e fratture non scomposte in pazienti con scarse richieste funzionali.
Ma in cosa consistono questi trattamenti conservativi?
Vale la pena elencare i più consigliati e funzionali, ovvero:
- Riposo: che permette la guarigione del tessuto compromesso; di solito la caviglia viene immobilizzata e il paziente costretto al riposo, così da evitare che la caviglia sia soggetta ad altre lesioni o a inutili sforzi.
- Ghiaccio: applicato sulla caviglia, è utile ad alleviare l’infiammazione e il dolore che ne consegue; l’applicazione del ghiaccio è consigliata per non più di 15-20 minuti ogni due o tre ore, nei primi giorni dalla lesione avvenuta o quando il dolore si acuisce.
- Fisioterapia: che consiste nello svolgere esercizi mirati di stretching, mobilizzazione e rafforzamento, tutti atti a migliorare la forza e la flessibilità della caviglia, dopo un periodo di immobilizzazione in gesso o con tutori specifici
- Farmaci: non sempre vengono prescritti, ma di solito, se se ne ha necessità, vengono prescritti farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS); questi riducono il gonfiore e il dolore.
I trattamenti chirurgici: le varie tipologie di intervento alla caviglia
Quando i trattamenti conservativi non risolvono la situazione, o la lesione-patologia risulta essere più grave del previsto, sarà necessario ricorrere alla chirurgia per liberarsi del problema.
Esistono diverse tipologie di interventi chirurgici, che vengono scelti a seconda della patologia o lesione che colpisce la caviglia e anche in base alle esigenze e aspettative del paziente.
Vale la pena elencare le procedure chirurgiche più consigliate e funzionali, considerando anche le diverse patologie che possono colpire la caviglia.
Partiamo dalla artroscopia della caviglia, considerata intervento minimamente invasivo. Questa procedura sfrutta delle incisioni minime e una piccola telecamera che va ad indagare le lesioni della cartilagine, nonché a rimuovere anche i corpi estranei e a pulire l’articolazione. Attualmente si utilizzano strumenti sempre più piccoli che rappresentano l’evoluzione dell’artroscopia, definita nanoscopia.
L’osteotomia e l’artrotomia, invece, sono procedure un po’ più invasive perché prevede l’apertura della caviglia tramite un incisione; tale incisione serve a poter far agire il chirurgico per migliorare l’allineamento dell’articolazione o per correggere l’eventuale deformità ossee presente.
Quando si ha un problema grave come una brutta artrosi, i medici di solito consigliano di optare per l’artrodesi della caviglia. Questa operazione prevede la fusione delle ossa della caviglia che sì, può limitare la normale mobilità della caviglia, ma va ad eliminare il dolore che l’artrosi provoca. Attualmente è possibile anche eseguire una protesi di caviglia, per mantenere la mobilità della caviglia eliminando il dolore legato all’artrosi.
In caso di fratture complesse, infine, è da prendere in considerazione la sintesi con viti e placche. Come la dicitura stessa indica, questa procedura sfrutta l’utilizzo di viti e placche per stabilizzare l’osso, o le ossa fratturate, così da favorire una corretta guarigione.
Protesi di Caviglia: cos’è e a cosa serve
Quando la caviglia è soggetta a una grave artrosi o ad una grave frattura, che neanche gli interventi sopracitati riescono a curare, esiste anche l’opzione della sostituzione con una protesi di caviglia.
Ma cos’è esattamente questa protesi di caviglia?
Quando si parla di sostituzione con una protesi di caviglia, si intende una procedura chirurgica che consiste nella vera e propria sostituzione dell’intera articolazione della caviglia con una protesi artificiale.
Si arriva a prendere in considerazione questa procedura quando il dolore che affligge il paziente è ormai cronico e insopportabile, nonché quando la mobilità è definitivamente compromessa, portando al lento declino della qualità della vita del paziente.
Quando trattamenti conservativi e interventi, quindi, non riescono a curare il problema alla caviglia dalla quale si è afflitti, la protesi di caviglia sembra essere la soluzione indicata.
Esistono diverse tipologie di protesi di caviglia e diverse procedure per la sostituzione dell’articolazione. È sempre bene, dunque, affidarsi a medici chirurghi esperti, affinchè possano informare, guidare e seguire nel percorso di scelta e attuazione della procedura per la quale infine si opta.
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