I trattamenti per la fascite plantare

trattamenti per la fascite plantare

Tra le cause più comuni e diffuse del dolore al piede e al tallone c’è la fascite plantare in questo articolo andremo a vedere i trattamenti per la fascite plantare.

Questa patologia si presenta quando la fascia plantare, un insieme di tessuti connettivi che collega il tallone alla base delle dita, si infiamma.

Particolarmente diffusa tra anziani, persone in sovrappeso e atleti, la fascite plantare va prontamente curata, non solo per la salvaguardia della salute del piede, ma anche per far sì che la condizione non peggiori, portando a problemi cronici e debilitanti.

In questo post vedremo come curare la fascite plantare, esaminando i vari trattamenti consigliati.

I trattamenti non chirurgici per la fascite plantare

trattamenti per la fascite plantare

Se la fascite plantare non si presenta particolarmente grave e debilitante e nelle fasi iniziali della patologia, di solito i medici consigliano di agire con i trattamenti non chirurgici.

Chiamati anche trattamenti conservativi, questi approcci sono mirati a ridurre il dolore e l’infiammazione, ripristinando anche la funzionalità del piede.

I trattamenti conservativi che elencheremo, vengono anche consigliati per curare altre patologie del piede come la tendinite d’Achille o l’alluce valgo.

Tra i più comuni trattamenti non chirurgici, elenchiamo:

  • Riduzione delle attività e riposo: sempre consigliate per evitare di stressare il piede. Non solo l’evitare di fare sport allevia il dolore, ma anche l’evitare di stare in piedi prolungatamente può aiutare a far rilassare la fascia plantare; al riposo poi si accostano anche gli impacchi di ghiaccio, soprattutto per ridurre l’infiammazione.
  • Esercizi mirati e fisioterapia: esercizi di rafforzamento e stretching migliorano la flessibilità e la mobilità della fascia plantare; ciò riduce il dolore e la tensione del piede.
  • Uso di farmaci precisi: soprattutto antinfiammatori e antidolorifici, per ridurre il dolore. Ciò che è importante sapere è che la prescrizione e il dosaggio di questi farmaci deve sempre essere deciso e supervisionato dal medico.
  • Iniezioni di corticosteroidi e acido Ialuronico: preferiti quando il dolore risulta essere troppo acuto e insopportabile. Riducono di molto il dolore ma, essendo particolarmente forti ed efficaci, hanno anche degli effetti collaterali, come ad esempio il possibile assottigliamento dei tessuti dove si fanno le iniezioni.
  • Ortesi plantari (solette personalizzate su misura): che forniscono un sostegno specifico e personalizzato all’arco plantare. Le ortesi riducono lo stress alla quale è sottoposta la fascia plantare, soprattutto in quei pazienti che soffrono di piede piatto o comunque che presentano delle anomalie di struttura del piede.
  • Terapie con onde d’urto e tecarterapia: il più innovativo tra i trattamenti elencati. Le onde d’urto e la tecarterapia stimolano la guarigione dei tessuti offesi grazie al fatto che aumentano il flusso sanguigno della parte; vengono consigliate soprattutto a quei pazienti che non hanno risposto positivamente agli altri trattamenti.

Trattamenti chirurgici per la fascite plantare

Chirurgia dottori

Dove i trattamenti conservativi falliscono, possono invece risultare vincenti i trattamenti chirurgici

Di solito si ricorre alla chirurgia come ultima spiaggia, quando dopo mesi e mesi di trattamenti non chirurgici non si hanno avuto i risultati sperati.

Pertanto, solo quando la fascite plantare non accenna a guarire e il dolore è ormai insopportabile per il paziente, si ricorre alla chirurgia.

A questo punto è giusto anche fare presente che esistono almeno due tipologie di intervento per la fascite plantare. 

La fasciotomia plantare è l’intervento più comune e consiste nel rilascio parziale della fascia plantare, così che la tensione possa diminuire e, insieme a lei, anche il dolore. 

Nei casi più particolari può ritenersi necessaria la rimozione degli speroni ossei associati; per questo particolare tipo di intervento è preferibile agire con metodi mini-invasivi, per ridurre i rischi e i tempi di recupero.

Quando si prende in considerazione il trattamento chirurgico, si deve anche tenere conto dei tempi di recupero post-operatori e dei possibili rischi e complicanze

I tempi di recupero variano in base al tipo di intervento scelto e alla condizione in generale del paziente. Dopo un periodo iniziale di riposo si procederà con la riabilitazione e la fisioterapia, per tornare il prima possibile alla vita di tutti i giorni. 

Per quanto riguarda rischi e complicanze, invece, è bene sapere che, come per qualsiasi altro intervento, quello per la fascite plantare può causare infezioni, cicatrici o danni ai nervi.

Per tutte queste ragioni è sempre bene affidarsi ad un medico e discutere insieme le varie opzioni di trattamento e i vantaggi e svantaggi del sottoporsi ad un intervento.

Pro e contro di entrambe le tipologie di trattamenti

Visita dottore

Entrambi i trattamenti esposti presentano vantaggi e svantaggi.

I trattamenti conservativi, ad esempio, sono meno invasivi di quelli chirurgici e non prevedono ulteriori tempi di recupero, se non quelli che includono lo svolgersi delle terapie. Uno degli svantaggi dei trattamenti conservativi, però, potrebbe essere quello di non ottenere risultati duraturi, significativi ed efficaci subito dopo aver concluso le terapie. 

I trattamenti chirurgici, invece, offrono dei risultati significativi, duraturi e tangibili da subito dopo il recupero post-operatorio. Il problema, in questo caso, oltre ai tempi di recupero lunghi, potrebbe essere quello di sviluppare delle complicanze ed essere soggetti ai rischi operatori. 

Per conoscere meglio pro e contro dei trattamenti conservativi e chirurgici per la fascite plantare, la cosa migliore è quella di affidarsi a specialisti del settore.

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