Come capire se Sono guarito dalla fascite plantare, la fascite plantare è un dolore al piede che attanaglia tante persone, influendo negativamente sulla loro qualità della vita. Quando le fasce plantari si infiammano (o peggio, si deteriorano) causano fastidiosi e debilitanti problemi motori. Certe volte dei semplici fastidi sono i primi campanelli di allarme di un problema che può diventare più grave se non vengono trattati adeguatamente.
Le fasce plantari sono dei tessuti connettivi che si estendono lungo tutta la lunghezza della pianta del piede, ovvero dal tallone fino alla base delle dita. Svolgono un ruolo fondamentale per la mobilità del piede perché assorbono e attutiscono gli urti ai quali l’arco plantare è sottoposto ogni giorno, garantendo stabilità ed equilibrio al nostro corpo.
Come si manifesta la fascite plantare
Quando questa fascia di tessuti che collega il calcagno alle dita del piede è soggetta a continui stress, principalmente a seguito dell’attività fisica intensa, si infiamma. Per questo motivo, rappresenta uno dei problemi fisici a cui vanno più spesso incontro gli sportivi. Questo, però, non significa che riguardi esclusivamente gli atleti. Anche l’uso di calzature inadatte o l’avere il piede piatto o un arco plantare molto accentuato può comportare l’insorgere della fascite plantare.
I suoi sintomi caratteristici sono il dolore acuto al mattino o dopo lunghi periodi di inattività e una sensazione di bruciore lungo la pianta del piede.
Fortunatamente è possibile guarire dalla fascite plantare, spesso con trattamenti non chirurgici, mirati a ridurre il dolore e l’infiammazione, ripristinando anche la funzionalità del piede.
Trattamenti non chirurgici per la fascite plantare
- Il riposo è il primo consiglio che si può dare per far passare la fascite plantare. Evitare di stressare il piede camminando a lungo, correndo o stando per molto tempo in piedi aiuta a far rilassare la fascia plantare. Al riposo poi si accosta anche l’applicazione di ghiaccio per ridurre l’infiammazione.
- Esercizi mirati e fisioterapia migliorano la flessibilità e la mobilità della fascia plantare, riducendo il dolore e la tensione del piede.
- L’uso di farmaci antinfiammatori e antidolorifici può aiutare a ridurre il dolore. Ovviamente questi devono essere assunti dopo aver consultato un medico e seguendo esattamente la posologia. Quando il dolore è particolarmente forte, può essere utile fare delle iniezioni di corticosteroidi e acido ialuronico, ricordando sempre quali possono essere gli effetti collaterali, come ad esempio il possibile assottigliamento dei tessuti dove si fanno le iniezioni.
- L’uso di plantari specifici per supportare la fascia plantare in grado di fornire un sostegno specifico e personalizzato. Questa soluzione aiuta a ridurre lo stress al quale è sottoposta la fascia plantare, soprattutto in quei pazienti che soffrono di piede piatto o che presentano delle anomalie di struttura del piede.
- Terapie con onde d’urto e tecarterapia per stimolare la rigenerazione dei tessuti, aumentando il flusso sanguigno nella zona oggetto di trattamento. Questa soluzione è consigliata soprattutto a quei pazienti che non hanno tratto particolari benefici dagli altri trattamenti.
Generalmente i trattamenti conservativi aiutano a guarire dalla fascite plantare. Il rischio, però, potrebbe essere quello di non ottenere risultati duraturi, significativi ed efficaci subito dopo aver concluso le terapie.
Fascite plantare: quando è necessario l’intervento chirurgico
Nei casi più gravi e resistenti alle terapie conservative il problema della fascite plantare può essere completamente risolto ricorrendo alla chirurgia. Sebbene si tratti di una tipologia di intervento più invasivo rispetto ai trattamenti conservativi, la percentuale di successo è decisamente più alta e i risultati sono significativi, duraturi e tangibili
Tra i trattamenti chirurgici per la fascite plantare la fasciotomia plantare è l’intervento più comune per guarire dalla fascite plantare. Consiste nel taglio della fascia plantare che si distende, facendo diminuire così la tensione e, insieme a lei, anche il dolore. Nei casi più particolari può essere necessaria la rimozione degli speroni ossei associati. Anche questo tipo di intervento è svolto con metodi mini-invasivi, per ridurre i rischi e i tempi di recupero.
I tempi di recupero variano in base al tipo di intervento scelto e alla condizione in generale del paziente. Dopo un periodo iniziale di riposo si procederà con la riabilitazione e la fisioterapia, per tornare il prima possibile alla vita di tutti i giorni.
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